DALL’ARTE ALL’ADVERTISING: L’AFFASCINANTE STORIA DELLA PUBBLICITÀ

Da sempre la storia della pubblicità cammina fianco a fianco all’arte

Certo, in alcuni periodi storici erano entrambe ad uno stadio molto primordiale. La loro evoluzione è frutto di un lungo processo, nella quale si sono influenzate a vicenda, nutrendosi di desideri e storie derivanti dalla società dei vari momenti storici.

Facciamo un tuffo nel passato. Quando nasce la storia pubblicità?

A differenza della storia arte, di cui abbiamo tracce già dalle pitture rupestri, non possiamo dire la stessa cosa della storia pubblicità. È certo che non esista un vero momento preciso in cui è nata la pubblicità, ma che sia stata una forma in continua progressione durante tutta la storia umana.

Nonostante ciò, uno degli esempi più antichi di pubblicità risale all’epoca degli egizi, più precisamente, attorno al secondo millennio avanti cristo. La pubblicità in questione potrebbe essere considerata una delle prime forme di “volantino pubblicitario”: si trattava, infatti, di una lastra di pietra, sulla quale era inciso un breve messaggio, in cui si chiedeva alla popolazione di cercare uno schiavo in fuga. Più avanti, con gli antichi Greci si iniziano a sviluppare forme un po’ più avanzate di pseudo-pubblicità, ossia superfici di legno chiamate axon e album, sulle quali veniva spalmato uno strato bianco con inciso il nome delle attività e dei negozi.

Facendo un lungo salto avanti nel tempo arriviamo al Medioevo

In questo periodo nascono gli stendardi, ma soprattutto gli strilloni, una forma di linguaggio pubblicitario declamato direttamente ai cittadini. È in questo momento storico che la pubblicità prende due correnti: quella politica e quella di intrattenimento. Inoltre, con l’invenzione della stampa a caratteri mobili si iniziano a creare i primi veri e propri manifesti, che venivano affissi per le strade della città. Qui si colloca la nascita dei primi messaggi pubblicitari; si passa dai libri ai messaggi appesi, e a volte si attaccavano le pagine dei libri stessi. Nel Rinascimento nascono le réclames che, ovviamente, tutti noi conosciamo grazie alla Clerici, ma che per le persone dell’epoca non erano altro che inserzioni inserite all’interno delle gazzette.

Con la rivoluzione industriale la storia della pubblicità cambia

Gli eventi che segnano la storia della pubblicità diventano molti e molto veloci rispetto al passato: vengono inventate nuove macchine da stampa con tecniche diverse, e la stampa diventa più facile e veloce; nascono nuovi lavori e figure professionali – tra queste gli agenti pubblicitari – e le concessionarie, ovvero rivenditori di spazi promozionali. Con loro nascono le prime, piccole, agenzie di comunicazione. Da questo momento della storia, arte e pubblicità iniziano a fondersi.

Un punto di svolta per la storia della pubblicità: l’epoca d’oro del manifesto

A metà ‘800 inizia il secolo d’oro della cartellonistica

Tra le tante figure che nascono c’è anche quella dell’art director, un vero e proprio artista alla quale veniva commissionata la parte visuale dei manifesti.

I poster diventano delle vere decorazioni da appendere in giro per le città, in ottica di migliorarne l’estetica. Questi cartelloni, di grandi dimensioni, pubblicizzano per di più nuovi prodotti da far conoscere e luoghi di intrattenimento, espressione di un nuovo bisogno: il divertimento. Non bisogna dimenticare che le crescenti alfabetizzazione e urbanizzazione hanno influenzato tantissimo la questione pubblicitaria. Ormai, l’era contemporanea si stava affermando e raggrumando in un centrifugato di innovazione, arte, società, scienza, divertimento e diritti.

Ma quindi, chi sono questi art director e soprattutto che pubblicità hanno realizzato?

Partiamo da un dato importante: gli art director del tempo prediligevano due tematiche, la mitologia e la vita contemporanea. Infatti, le loro pubblicità non erano pensate per essere usate a scopo utilitaristico. Identità del prodotto e storytelling non erano così distinti né, forse, così importanti per questi artisti, a cui interessava solo il fattore estetico. I manifesti erano composizioni armoniose, che dovevano saper attirare e rallegrare lo sguardo, per far sì che gli spettatori si fermassero a guardare le immagini o leggere il testo.

Entriamo nel vivo della questione.

Vi è mai capitato di imbattervi in una delle primissime pubblicità stile liberty firmata Nestlè? Ebbene, è opera di uno dei più famosi pubblicitari dell’epoca, Alphonse Mucha. Le ninfe erano uno dei suoi soggetti prediletti; Mucha ha dato vita ad immagini iconiche di alcune delle più rinomate aziende del tempo, che producevano biscotti, profumi, Champagne, biciclette, birre, e ad alcuni notissimi manifesti per gli spettacoli teatrali.
Storia della pubblicità: manifesto di Alphonse Mucha in stile Liberty

Arriviamo al celebre Toulouse Lautrec, grande artista e importante art director

Tra le sue pubblicità più conosciute ancora oggi nel nostro immaginario comune, c’è sicuramente il manifesto del Mouline Rouge la Goulue del 1891. Una pubblicità-critica, tutt’altro che un invito per gli spettatori ad andare a vedere le ballerine di Can-Can, quasi come se Lautrec ci volesse dimostrare una visione sotto acidi e allucinata. La forza di questo artista sta sicuramente nel fatto che ha sempre fatto prevalere la sua arte alla pubblicità.

 

Ovviamente non possono mancare gli italiani a rappresentare l’unione tra arte e pubblicità

Tra la fine dell’800 e i primi del ‘900 anche nel nostro Paese la cartellonistica diventa un linguaggio espressivo di grande rilievo, e vede nascere artisti con una forte sensibilità, che hanno gettato le fondamenta della grafica contemporanea.

Gli italiani di particolare rilevanza per la storia della pubblicità che ricorderemo sono: Leonetto Cappiello, Marcello Dudovich e Luciano Achille Mauzan.

 

Cappiello è stato il primo a far scomparire lo sfondo e ad usare colori a tinta unita, per di più il rosso e il nero.

Con questo espediente trasforma l’oggetto in soggetto. Con lui si inizia a intravedere una sorta di identità del prodotto: usa colori forti e lo sistema in modo che risulti l’unica cosa davvero importante. Usa delle cosiddette iperboli grafiche, infatti spesso ingigantisce ciò che vuol fare risaltare. È considerato uno dei padri della grafica perché fa della grafica una materia a sé stante, fa in modo che il brand venga investito di valori e simboli.

Storia della pubblicità: manifesto di Leonetto Cappiello per Bitter Campari

Dudovich è il primo, invece, ad usare alcuni stratagemmi comunicativi.

Ad esempio, spesso i testimonial delle sue campagne pubblicitarie danno le spalle allo spettatore, quasi come se fosse un invito a farlo entrare nell’immagine. Genera così lo story appeal.

Storia della pubblicità: Manifesto di Marcello Dudovich per la Rinascente di Milano

Mauzan nelle sue pubblicità ricrea qualcosa di molto simile a quelle di Cappiello.

Basa la sua narrazione sul disarmonico e il brutto,  tanto da rendere interessante persino il grottesco.

Storia della pubblicità: manifesto di Luciano Achille Mauzan della pastina glutinata Buitoni

L’epoca d’oro del manifesto è  una presa di coscienza dell’arte e della pubblicità nello spazio pubblico

dei medium nella città per poi passare ad una coscienza sempre più persuasiva ed avanguardistica.

In questo articolo abbiamo attraversato secoli e millenni di trasformazioni, cambiamenti e metamorfosi, dalle prime lastre di pietra alle audaci creazioni di artisti più moderni. Abbiamo visto come queste due forme di linguaggio si assecondano e si muovono insieme attraverso il tempo e i luoghi.

Oggi, nell’era digitale, l’arte e la pubblicità continuano a influenzarsi a vicenda in modi sorprendenti. La storia della pubblicità è una storia di creatività, persuasione e innovazione, un viaggio che ci ha portato dal passato al presente, e che ci permette di immaginare il futuro.

L’arte e la pubblicità sono e saranno sempre compagni inseparabili che ci permettono di esprimerci, comunicare e connetterci con il mondo.

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